La poesia di Juan Gonzalo Rose


Juan Gonzalo Rose (1928-1983)

Poeta, drammaturgo, compositore e giornalista peruviano. È considerato uno dei maggiori esponenti della Generazione del 1950, in quanto si è lanciato nel vento della poesia sociale, ma anche in quella intima e lirica, che ha superato la sua stessa morte, avvenuta a Lima nel 1983. Nella sua opera poetica sono presenti sia temi sociali che amorosi. Come compositore, è stato l'autore dei testi di valzer popolari creoli come "Felipe de los Pobres", "Pescador de Luz", "Si un rosal se muere" e "Tu Voz", che sono stati interpretati da vari cantanti, tra cui Tania Libertad e Lucha Reyes. Come giornalista ha collaborato con la rivista Caretas (Fonte: Ecured: Juan Gonzalo Rose).

Non sono un esperto di poesia, e tanto meno della poesia di Juan Gonzalo Rose o di quella della generazione degli anni '50, alla quale apparteneva, ma i suoi versi hanno avuto e continuano ad avere un impatto su di me da quando li ho ascoltati per la prima volta. Neanche io sono un'esperto della lingua italiana, ma ne so qualcosa e la vicinanza con lo spagnolo mi aiuta.

Per questi motivi e nonostante gli stessi, senza ulteriori pretese, voglio raccogliere alcune delle sue poesie e provare alcune traduzioni italiane.

Perciò, pronti o no, si parte.

* * *

Del libro di poesie "Simple canción" de Juan Gonzalo Rose (1960).

Prima canzone

Non ho inventato nessuna melodia.

Chi ha amato dirà:

"Conosco questa canzone...

e avevo dimenticato quanto era bella...".

E a loro deve sembrare

la prima canzone

che abbiano mai sognato.

Catena di luce

Non dovrei parlarti di queste cose.

Dovrei dirti:

Il mattino è bello.

Il pomeriggio è bello.

La notte è bella.

E ascoltandomi

sorrideresti;

E vedendoti sorridere,

il mio stesso cuore sorriderebbe.

E vedendoci sorridere

forse anche la vita sorriderebbe...

Seconda canzone

Prima di morire voglio

bagnare con sale e amarezza

l'ingresso del nostro giardino.

Perché se un'altra semina anela

versi il sangue sul terreno;

perché mi è costata la pelle

la rosa che porto con me.

Marisel

Ricordo che eri

come la primavera infranta delle rose,

o come le parole che i bambini borbottano

sorridendo nei loro sogni.

Ricordo che eri

come l'acqua che i ciechi bevono in silenzio,

o come la saliva degli uccelli

quando l'amore li abbatte con gioia sulla grondaia.

Nell'ultima sabbia del pomeriggio hai allungato

il tuo corpo di gazzella, pieno di grazia

e la notte si è avvicinata al tuo petto nudo

come la luna abborda i velieri.

E ora, Marisel, la vita passa

senza che nessun istante ci porti gioia...

Il tempo deve essere morto con noi

o tu hai dovuto amarmi come io ho amato te.

Terza canzone

La mia anima vaga.

I giorni non sanno più 

se cercarmi 

ai piedi delle mie ginocchia 

o nel tuo letto.

La mia anima vaga 

nel tuo corpo.

Égloga tarda

Mi sono abituato a te 

come i fiumi al colore del cielo.

Odio ciò che si perde a ogni passo;

il tempo della mia attesa, senza speranza, pieno.

Mi sono abituato a te

come la luce del mondo alle finestre. 

Si fa scuro e tu non vieni.

Sarà per domani.

Piego amorevolmente il mio fiore per domani

Perché le rose sanno già di aspettarti con me.

Litania dei solitari

Ogni sera ti perdo

come si perde il tempo

o la speranza.

Ogni sera,

decisamente,

ti perdo

come si perde la pazienza.

Ogni pomeriggio

dici di no.

Muovi la testa e dici di no.

Muovi la terra e dici no.

Non muovi le labbra e il tuo silenzio dice no.

Instancabilmente,

ogni pomeriggio,

il mio caffè solitario oscura il pianeta.

Cuarta canzone

Sto soffocando in cielo.

Il mio cuore s'inchina

e le isole non arrivano.

Dammi la tua mano allora:

Voglio morire toccando

l'estremità più dolce della terra...

Geografia implacabile

Il mio cuore confina con il mare,

di notte;

con il tuo amore,

con il mio corpo.

Tra le isole profumate e le tue piccole mani

la mia distanza si estende.

A volte nei venti del mare mi perdo,

a volte nei gesti della tua vita

mi ritrovo.

A volte confondo le tue braccia nell'ombra

con un arcipelago bianco,

a volte nei tuoi occhi vedo il mare aperto.

Se mi assento non andare

sulle alte montagne:

cercami tra le alghe del mare più vicino,

o nelle foreste d'ombra che perdono i capelli.

Se muoio, cercami

nelle alte montagne.

Come un uccello d'ombra

mi troverete nella neve

a lungo addormentato.

Senza sapere se la nostalgia del mare mi ha ucciso,

o la grande marea che scatena il suo oblio.

Come l'asino gentile

Come l'asino gentile

i cui occhi attardano

la tenerezza del cielo:

sono nato per l'erba,

al suo prato affido

il mio segreto amoroso:

le formiche che conoscono

la sua dolcezza e la sua soavità

vengono alle mie labbra

in silenzioso concerto:

e tra secoli di erba

incontro la luna

che insegue il suo volto;

il ragazzo della baita che si è allontanato

di notte nel prato,

la schiuma del mare

che desiderassi

con ombre di gigli

si confondessi.

Quinta canzone

Per la finestra del tuo sonno

entra un ramo di cielo;

in quel ramo c'è un trillo;

In quel trillo, un segreto.

Se te lo dico, ti sveglierai.

E se tu ti svegli, io non posso,

per la tua finestra dormiente

entra il mio ramo di cielo...

Yaraví

Sola con la mia anima

è così facile per me dirlo...

Ma posso morire senza dirtelo.

E morirò senza dirtelo.

Un pomeriggio,

quando la mia mano cerca tra l'edera

- vana ricerca -

rugiada celeste;

tra le altre parole della mia vita,

troverai questa strana poesia...

E tu devi dire:

A chi amava così? A chi amava?

E se, sbagliando nella risposta, senti

insanguinarti per il grande zelo,

non dirlo, amore,

no, non dirlo,

che tra l'edera

morirò

di nuovo.

Dimensione esatta

Mi piaci perché hai il colore dei patii

di case tranquille...

e più precisamente:

Mi piaci perché hai il colore dei patii

delle case tranquille

quando arriva l'estate...

e più precisamente:

Mi piaci perché hai il colore dei patii

delle case tranquille nelle sere di gennaio

quando arriva l'estate...

e più precisamente:

Mi piaci perché ti amo.

Sesta canzone

Qui, seppellitrice, qui;

questo è il mio petto:

quello dell'orchidea rossa

e quello delle colombaie.

Non tremare la tua mano.

Non esitare più, taglia

il filo del mio sangue

che taglierai invano;

Perché tutta l'agonia

L'ho messo nelle mie canzoni,

e oggi le mie canzoni,

vanno...

di mano in mano.

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